Il mattino dopo lo spettacolo, tutte le ballerine si raccontavano, ancora eccitate, ogni singolo momento da loro vissute, mentre alla sbarra facevano i soliti, armoniosi esercizi.
L’unica a non perdersi in chiacchiere, in quel vociare, era Antoniette, che si teneva concentrata a contare i sollevamenti della gamba.
- Silenzio! – urlò Madame Dupois battendo con violenza i suo bastone per terra. Le ballerine si zittirono e ripresero concentrate a fare i loro esercizi.
- Ora fermatevi, ho una comunicazione per voi – ordinò la donna e attese che fossero tutte in fila davanti a lei.
- Molto bene. Come forse saprete, arriverà tra poco in città il circo …
A quella parola, gli sguardi delle ballerine s’illuminarono
- Il circo vanta di ballerini ed acrobati eccezionali ed io stessa credo che voi ballerine apprendiste potreste imparare molto da loro …
L’entusiasmo saliva sempre di più in quegli animi infantili.
- … Per questo motivo, ho deciso che sarebbe istruttivo per voi, portare a vedere di persona questi … fenomeni.
Qui l’esaltazione giunse al culmine e si sciolse in sorrisi e gridolini di gioia repressi.
- Preciso subito, per chi non fraintenda, che si tratta di una visita d’istruzione, e non di una gita in campagna. Siete pregate perciò di comportarvi dignitosamente! Chi si comporterà in maniera poco adeguata, saprà che le aspetta una severa punizione al ritorno!
Le bambine annuirono contente e si scambiarono sguardi felici.
- E ora, riprendiamo la lezione! Subito! Mettetevi in terza posizione …
Dopo qualche minuto, un’addetta alle pulizie dell’Opera, comunicò a Madame Dupois che qualcuno l’aspettava all’ingresso e l’insegnante fu costretta, suo malgrado, a lasciare le ballerine da sole. Subito si levò un dolce brusio.
- Andiamo al circo!
- Non sono mai stata al circo!
- Io sì, è bellissimo! Ci sono pure gli elefanti e le bestie feroci!
- Io ho paura delle bestie feroci!
In quel momento, una testa castana e un paio di guance coperte di lentiggini fecero capolino da una delle porte laterali.
- Ehi! Quello che fa? Ci spia? – fece Adeline indicandolo.
Vedendosi scoperto, il ragazzo si sentì come invitato ed entrò spavaldo nella sala, e allargando le braccia urlò: - Salve a tutte, mie belle! – Era un ragazzo alto, sui dodici anni. Suo padre era uno dei macchinisti dell’Opera e gli insegnava il mestiere, ma spesso e volentieri il ragazzo, annoiato, si allontanava per intrattenersi con le ballerine.
- Joseph Bouquet, non dovresti entrare in questa sala durante le nostre prove! – Gwen, sedici anni, la più vecchia tra loro, lo rimproverò portandosi le mani sui fianchi.
Il ragazzo non ne fu per niente minacciato e, con un balzo, si accomodò sul bordo del palcoscenico, infilandosi tra le labbra un gambo di fieno.
Presto tutte le ragazzine gli si radunarono intorno. Joseph Bouquet era un ragazzo molto loquace, oltre che carino d’aspetto e aveva sempre storie interessanti da raccontare.
- Joseph Bouquet, tu sei mai stato al circo? – chiese una delle più piccole.
Il ragazzo si rigirò il gambo tra le dita. – sì, da piccolo penso i miei mi ci abbiano portato.
- E com’è stato?
- Le hai viste le bestie feroci?
- Racconta! – lo pregarono le ballerine.
- Sì, le ho viste le bestie feroci – disse dopo una pausa d’effetto – ho visto leoni grandi come armadi. E uomini che entravano in una gabbia con delle tigri affamate.
Tutte le ballerine si guardavano meravigliate – E poi? Che altro?
Interessata dai suoi racconti, persino Antoniette si era fermata dal contare i suoi esercizi e ascoltava, senza darlo a vedere.
- Donne con la barba. E mangiatori di fuoco.
- Ma dicci, le ballerine com’erano? Brave? Cosa facevano?
- Ho visto una di loro portarsi i talloni sulle spalle …
Di nuovo, tutte si guardarono entusiaste.
- Ma non sono ballerine come voi … – disse ad un tratto Le Bouquet – Indossano degli strani abiti, tipici del loro Paese. E ballano su melodie che non hanno violini o flauti, ma strumenti stranieri, che non ci sono nelle nostre orchestre ...
- Wow! Vorrei proprio vedere tutte queste cose!
- Le vedrete – le rassicurò il ragazzo e si alzò come per andarsene. – Oh e, mi raccomando! Tenetevi stretta la borsetta, quando sarete lì dentro!
- Che intendi dire?
- Ma come non lo sapete? Il circo è organizzato da … zingari!
- Zingari?! – chiesero le ragazze improvvisamente spaventate.
- Parlaci degli zingari, Joseph Bouquet! – chiese Julie.
Con un balzo, il ragazzo salì in piedi sul palcoscenico, così da poterle guardare tutte dall’alto.
- Sono gente di paesi lontani. I loro abiti, i loro costumi, perfino la loro pelle è diversa dalla nostra! Conoscono la magia, girano per il mondo e ovunque si fermino, saccheggiano e rapiscono bambini!
Le ragazze, prese dal racconto, deglutivano a fatica. – Oh, ma smettila! Secondo me ci stai prendendo tutte in giro! – fece Gwen.
- E’ la verità! – sbottò Joseph – Me l’ha detto mio padre!
- … Io ho paura! E se mi rapiscono? – chiese Coraline terrorizzata
- Ti terranno con loro e ti faranno diventare come loro!
- Smettila, Joseph, ci stai spaventando!
- E non è tutto … tra loro, crescono anche dei mostri!
- Dei … dei mostri?
Qui Antoniette alzò lo sguardo, completamente rapita dal discorso.
- Dei bambini nati deformi, né uomini, né animali. Io non ne ho mai visti, ma mio papà sì e ha detto che è meglio non vederli mai!
- D’accordo, ma adesso basta, Joseph! – lo fermò Henriette. – Non vogliamo avere incubi stanotte!
- Va bene. Io vi ho solo avvertite …
Fece giusto in tempo a finire la frase, che dei passi lontani indicarono l’imminente ritorno di Madame Dupois.
- Presto, vattene, sono guai se ti trova qui! – e in men che non si dica, il ragazzo era sparito dietro le quinte.
- Bah. Non so mai se credergli o no a quel Joseph! – fece Odette spazzolandosi i capelli. Aveva dei bellissimi capelli biondi, non poteva fare a meno di notare Antoniette ogni volta, e avrebbe tanto voluto che sua figlia avesse dei capelli biondi come quelli!
- Però devo ammettere che è proprio un bel giovanotto! – continuò guardandosi allo specchio.
Odette era l’unica, tra le sue compagne, con cui Antoniette riusciva a fare delle chiacchierate pressoché amichevoli. Ma non era sua amica. Antoniette non aveva amici; né all’accademia, né fuori, e non se ne lamentava. Non le servivano amici, si diceva, stava bene da sola.
Eppure ogni tanto sentiva che qualcosa le mancava, che aveva bisogno di qualcuno. Allora prendeva un libro e iniziava a leggere, per costringersi a ignorare la cosa.